Meglio l'assenza di Edurne Portela: un estratto dal libro

Meglio l'assenza è l'esordio letterario di Edurne Portela, uno splendido ritratto psicologico ed esistenziale in cui la complessità delle emozioni e delle relazioni ci viene restituita attraverso il linguaggio semplice e diretto di una bambina. Un quadro dalle tinte forti in cui a emergere è il lato più oscuro della natura umana.

Meglio l'assenza

Lo trovarono morto in una suite dell’hotel più lussuoso di Bilbao. Era supino sul letto, scalzo e a torso nudo, indossava mutande bianche e un paio di pantaloni rossi arrotolati all’altezza dei polpacci. Aveva gli occhi aperti, così come la bocca. C’erano bottiglie vuote di vino, champagne e cognac sparse per la stanza, resti di cibo sul pavimento, confezioni di sonniferi vuote sul comodino, sul letto, in bagno. 

Non lasciò nessun biglietto. Sul suo cellulare erano registrate diverse chiamate senza risposta, tutte effettuate verso la stessa persona: Amaia Gorostiaga, sua figlia.

 

Parte prima
(1979-1992)

 

1979 

 

Facciamo il gioco dei foglietti. Aita 1 su uno scrive Kepa, su un altro Aitor, su un altro ancora Aníbal e sull’ultimo Amaia. Li appallottola e li mette nel berretto. Ama 2 si copre gli occhi con un fazzoletto, aita sposta il berretto e ama non lo trova. Ridiamo un sacco. Ama afferra il berretto e ci infila dentro la mano e tira fuori la prima pallina. La dà ad aita e aita apre la pallina e grida Aitor!, e mio fratello fa un salto e dice tocca a me, tocca a me! Ama cerca di nuovo il berretto ma aita non le lascia infilare la mano e continuano così per un mucchio di tempo. E mio fratello Kepa dice dai, aita, smettila. Aita la smette e ama infila la mano nel berretto e tira fuori un’altra pallina e la dà ad aita. Aita la apre e grida Amaia!, e io faccio un salto battendo le mani. Ma Kepa mi dà un calcio e aita non lo vede e ama neanche perché ha ancora su il fazzoletto. Mi metto a piangere. Allora aita si arrabbia e Aníbal dice merda, a me non è toccato neanche l’ultima volta. Allora ama gli dice che è solo sfortuna e di non dire parolacce. E Aníbal e Kepa dicono che non vogliono restare con la nonna, che vogliono venire anche loro, che anche loro sono in vacanza. E aita gli dice di stare zitti e ce ne andiamo tutti a letto. Domani bisogna svegliarsi presto. Aita mi dice che mi sveglierà lui e mi mangerà il pancino e mi farà il solletico. Ama è contenta.

È tutto buio. Ama ha chiuso la porta. La chiude quando c’è aita. Fanno dei rumori. La nonna mi ha insegnato a contare le pecorelle. Una pecorella, due pecorelle, tre pecorelle. Abbraccio Buni. Kepa dice che se metto un piede fuori dal letto il mostro lo prende e mi porta nella sua tana. Non posso scendere dal letto quando è buio, altrimenti arriva il mostro. Io però scendo lo stesso e corro velocissimo e apro la porta e salto sul letto di ama, così non ha tempo di prendermi. Aita però si arrabbia. Lo faccio quando aita non c’è. Allora ama mi abbraccia e dormiamo insieme. Oggi però aita c’è e se si arrabbia domani non mi fa il solletico. E non mi porta in gita. E dice ad ama che sono cattiva. E ama diventa triste. Quattro pecorelle, cinque pecorelle. Mio fratello Aníbal mi ha detto che ha ammazzato il mostro. Ma Kepa dice che poi l’ha visto ancora. Sei pecorelle, sette pecorelle, otto pecorelle. Aníbal gli ha tirato una sberla e gli ha detto che è un bugiardo. Nove pecorelle, dieci pecorelle, undici pecorelle, quindici pecorelle, una pecorella. E mio fratello Aníbal è il più grande, più di Aitor e molto più di Kepa. Due pecorelle, tre pecorelle… Mio fratello sa tutto.

Aita mi sveglia con le pernacchie sul pancino e io rido un sacco e lo picchio sulla testa con Buni. Il latte con i biscotti è caldissimo e ama mi dice di sbrigarmi, altrimenti aita si arrabbia. Ma aita non si arrabbia. Ama mi mette il vestito a fiori e aita mi chiama principessa. Aspettiamo la nonna perché sennò non possiamo andare. Dice che Aníbal è un… un… che è cattivo, e che Kepa non la ascolta manco per il cazzo. Ama le dice mamma, c’è la bambina, e la nonna chiede scusa e dice che sono molto sveglia. Quando le chiedo di ripetere la parola che non ho capito non mi risponde. Ce ne andiamo e loro rimangono lì arrabbiati. Con aita giochiamo ai sorpassi. Quando supera qualcuno gli gridiamo vai aita, vai! A ama questo gioco non piace. Arriviamo alle casette dove stanno quei signori con il mitra. Ama si gira e ci dice di stare zitti. Io le chiedo perché. Aita tira fuori i quadernetti e li consegna al signore. Un altro signore si avvicina al finestrino di ama e mette dentro il mitra. Ama gli dice per favore, ci sono dei bambini. Il signore non dice niente e ci guarda. Aitor gli fa la lingua e il signore dice a mia madre qualcosa su Aitor che non capisco, ma è una brutta parola perché dopo aita lo insulta, gli dice figlio di qualcosa, ma il signore non può sentirlo perché ce ne siamo andati. Ama sgrida Aitor, ma aita gli dice che ha fatto bene. Arriviamo a casa dello zio Josu e aita tira fuori un sacco di cose dal bagagliaio. Lo zio è molto contento, e anche i suoi amici, i signori con la barba. Lo zio Josu mi accarezza la testa e mi dice che sono sempre più bella e più grande. E mi chiede quanti anni ho. Io dico cinque. Aita dice ad ama di portarci a giocare in giardino. Lei ci dice di andare, ma aita le dice di venire con noi. Ama non è più contenta. Mi sgrida perché mi sporco di terra e di verde. Piango. Poi mangiamo con lo zio Josu e con quei signori. Mi annoio. Aitor gioca con un signore a tirare le monete verso una rana ma non mi fanno giocare con loro. Aita è in una stanza con lo zio e mi dice di andare da ama. Ama però non mi dà retta. Si è addormentata in giardino con un bicchiere in mano. Ho paura di sporcarmi se gioco con la terra. Mi siedo su una sedia altissima e la guardo. Ama è bella. Mi piacciono tanto i suoi capelli rossi. Da grande li voglio come i suoi. Ma io ce li ho neri. E poi ama me li taglia. I suoi sono lunghissimi, a volte aita la chiama leonessa. E ama ride. Altre volte la chiama in modi brutti. E ama piange tanto. Allora aita non dorme a casa e io mi infilo nel letto con lei.

Passa un po’ di tempo. Aita viene a dirci che andiamo a comprare delle cose per quando vengono i Re Magi. Che bello! Però ama non si sveglia. Aita le tira uno schiaffo e ama si spaventa. Aita la sgrida e ama non dice niente. Salutiamo lo zio Josu e i suoi amici. Ce ne andiamo e compriamo un mucchio di cioccolatini e formaggi e anche un sacco di bottiglie per aita e ama. Poi andiamo a casa. I signori con il mitra chiedono di nuovo i quadernetti ad aita. Aita dice una bugia, dice che non ha comprato niente. Io gli chiedo perché, e ama gli dice che un giorno o l’altro lo beccheranno. Aita le dice di stare zitta. Ama gli chiede qualcosa sullo zio Josu. Aita le dice di nuovo di stare zitta. Non giochiamo più ai sorpassi. Mi addormento e aita mi porta in braccio fino al letto.

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1 Aita: Papà.
2 Ama: Mamma.

 

 

 

Il libro

Meglio l'assenza

di Edurne Portela

Traduzione di Thais Siciliano